Finalmente si inaugura.
Si raccolgono i primi risultati di due anni di lavoro, per quanto riguarda alcuni di noi, quasi quotidiano, per la costruzione dell’Archivio dei Movimenti.
L’origine di questo progetto è in una crisi: la caduta, una dopo l’altra, delle sedi occupate di via dei Volsci, sotto i colpi dell’abbandono, dell’indifferenza e, infine, delle aste giudiziarie.
In pochi non saremmo mai riusciti a difendere il n. 30 di via dei Volsci dallo sgombero, e bisognava urgentemente mettere in sicurezza l’archivio del Magazzino Rosa Luxemburg che vi era contenuto, cioè migliaia di documenti ormai introvabili, manoscritti unici, e poi foto, riviste, libri e video raccolti negli ultimi 50 anni di storia di classe.
Una parte dell’Archivio dei Comitati Autonomi Operai: la memoria del fuoco.
Bisognava trovare assolutamente una soluzione, perché quella era la nostra Storia (e non solo) e non poteva finire dispersa, dimenticata negli scatoloni in qualche scantinato, distrutta dall’umidità e dal tempo o buttata da inconsapevoli eredi.
Permetterne la dispersione e il degrado sarebbe stato un crimine, una complicità con chi ha cercato di imporre la damnatio memoriae sulle lotte degli anni ’60 e ’70, cancellando il ricordo della gioia e della rabbia di una generazione, il suo tentativo di assalto al cielo.
Molti si sono cimentati in questo compito: un esercito di intellettuali di regime, cantori degli “anni di piombo” e degli “opposti estremismi”, pentiti piagnucolanti, nani e ballerine.
Non li avremmo aiutati.
Dovevamo dunque assumerci la responsabilità dell’archivio, e dovevamo farlo noi, perché eravamo gli unici ancora capaci di collegare quelle carte alla memoria viva, alla ricchezza di analisi e di pratiche che hanno generato quelle scritture, al vissuto – anche emotivo – di quelle lotte.
Nel tempo l’idea iniziale si è evoluta in un progetto molto più grande e ambizioso, con il coinvolgimento di Radio Onda Rossa e di altri compagni e compagne, sia giovani che di lungo corso.
I lavori di allestimento dei locali sono quasi finiti, nuovi materiali arrivano, c’è ancora tanto da fare.
Quello che segue è il discorso di inaugurazione.
Questo è l’Archivio dei Movimenti di Roma.
Contiene le “Memorie del Fuoco” di uno degli ultimi assalti al cielo del XX secolo e dei percorsi di più di 50 anni di antagonismo sociale in questo derelitto paese.
Vorremmo completarla con il vostro contributo.
Abbiamo la pretesa di trasformarlo in un laboratorio collettivo di elaborazione e lotta, e alle nuove generazioni offriamo la memoria del passato che, se letto bene, dia una interpretazione del presente e le linee guida per il futuro.
L’esercizio di costruzione di questo Archivio non è né museale, né un’adunata di reduci, non è una teca o un’operazione residuale; chiediamo il contributo di tutti, per sistematizzare, ordinarie recuperare tutto il materiale prodotto precedentemente. Date fondo a quello che è depositato nei cassetti in basso dei vostri armadi o nelle polverose soffitte o cantine.
Dal dopoguerra ad oggi il Capitale e le classi dominanti hanno sistematicamente attaccato la memoria storica e l’utopia della trasformazione in maniera sempre più aggressiva. L’estirpazione della memoria significa lasciare la Storia contemporanea senza colpevoli e senza cause.
Eliminare l’Utopia significa accettare il presente, il predeterminato come unica opzione possibile.
La “naturalità’” dello sfruttamento, guerre e uccisioni.
Ma non siamo alla “fine della storia”, non intendiamo essere né residuali né residuati, e come sempre accettiamo la sfida.Archivio dei Movimenti – Roma